Francesco Ristruttura la Casa di Famiglia in Stile Neon-Classico
A Palermo la storia incontra le esigenze del vivere contemporaneo in un progetto all’insegna del riuso e del recupero
Entrare in casa di Francesco è un’esperienza che a livello artistico permette di ripercorrere tratti di una tradizione che qui si manifesta in epoche storiche differenti, che coesistono e dialogano con armonia concorrendo in maniera decisiva all’estetica dello spazio domestico, un prezioso guscio antico che è al contempo spazio emotivo, ripensato in chiave contemporanea.
La storia della casa inizia negli anni ‘70, con l’acquisto da parte dei genitori di Francesco di un grande immobile nel cuore del centro storico di Palermo. Ci troviamo al secondo piano di un antico palazzo in prossimità dei Quattro Canti, la celebre piazza ottagonale nota anche come Teatro del Sole, incrocio tra le due arterie principali della città da cui si dispiegano i suoi quattro quartieri più antichi.
La storia della casa inizia negli anni ‘70, con l’acquisto da parte dei genitori di Francesco di un grande immobile nel cuore del centro storico di Palermo. Ci troviamo al secondo piano di un antico palazzo in prossimità dei Quattro Canti, la celebre piazza ottagonale nota anche come Teatro del Sole, incrocio tra le due arterie principali della città da cui si dispiegano i suoi quattro quartieri più antichi.
È il 2017 quando, dopo la scomparsa della madre, Francesco rileva parte del grande immobile di famiglia e decide di dedicarsi al progetto di rinascita di questo appartamento d’epoca, intraprendendo un’opera di ristrutturazione e restauro degli interni che custodiscono un preziosa eredità fatta di soffitti affrescati, antiche pavimentazioni e tracce di epoche storiche passate.
«Molto della mia persona è fortemente determinato dalla casa in cui ho abitato sin da bambino», racconta il proprietario. «Ho dedicato e trascorso parte della mia infanzia giocando con lo sguardo, rincorrendo gli affreschi, cercando di capire cosa ci fosse sopra la mia testa e ho negli anni sviluppato un grande amore per questo immobile».
I lavori hanno una durata complessiva di due anni e la regia di Francesco coinvolge numerose professionalità che partecipano al progetto con entusiasmo e affiatamento.
«L’impresa è stata vissuta in maniera molto partecipata e la squadra che si è venuta a creare, fatta anche di amicizie d’infanzia, è stata proprio un allineamento di pianeti. Abbiamo costruito un clima di lavoro molto gratificante anche dal punto di vista umano, scandito da pranzi e aperitivi», racconta Francesco.
«Molto della mia persona è fortemente determinato dalla casa in cui ho abitato sin da bambino», racconta il proprietario. «Ho dedicato e trascorso parte della mia infanzia giocando con lo sguardo, rincorrendo gli affreschi, cercando di capire cosa ci fosse sopra la mia testa e ho negli anni sviluppato un grande amore per questo immobile».
I lavori hanno una durata complessiva di due anni e la regia di Francesco coinvolge numerose professionalità che partecipano al progetto con entusiasmo e affiatamento.
«L’impresa è stata vissuta in maniera molto partecipata e la squadra che si è venuta a creare, fatta anche di amicizie d’infanzia, è stata proprio un allineamento di pianeti. Abbiamo costruito un clima di lavoro molto gratificante anche dal punto di vista umano, scandito da pranzi e aperitivi», racconta Francesco.
Attualizzare la storia e rifuggire l’idea della casa museo sono i punti chiave del progetto di Francesco, che prende le mosse dal desiderio di riportare in primo piano gli elementi originari.
Si tratta di una tipica casa del centro storico, con belle porte Ottocentesche e affreschi in parte coperti.
Il progetto di ristrutturazione e restauro è stato affidato all’architetto Roberto Tusa, esperto in recupero di edifici storici e amico del proprietario.
«Il progetto di interni ha voluto fin da subito riportare alla luce le caratteristiche storico artistiche dell’appartamento che ha il raro pregio di coprire più epoche stilistiche», racconta l’architetto. «Così, in concomitanza ad un accurato restauro, si è pensato a valorizzare le emergenze decorative, accostando nuovi materiali che potessero ben dialogare con esse. Si è anche posta l’attenzione ad una nuova distribuzione degli spazi, non invasiva ma razionale, per permettere una maggiore fruizione degli ambienti».
Si tratta di una tipica casa del centro storico, con belle porte Ottocentesche e affreschi in parte coperti.
Il progetto di ristrutturazione e restauro è stato affidato all’architetto Roberto Tusa, esperto in recupero di edifici storici e amico del proprietario.
«Il progetto di interni ha voluto fin da subito riportare alla luce le caratteristiche storico artistiche dell’appartamento che ha il raro pregio di coprire più epoche stilistiche», racconta l’architetto. «Così, in concomitanza ad un accurato restauro, si è pensato a valorizzare le emergenze decorative, accostando nuovi materiali che potessero ben dialogare con esse. Si è anche posta l’attenzione ad una nuova distribuzione degli spazi, non invasiva ma razionale, per permettere una maggiore fruizione degli ambienti».
Il vestibolo d’ingresso ci introduce in casa sfoggiando un patchwork di maioliche recuperate dai residui delle vecchie pavimentazioni del secondo e terzo piano del palazzo, scartate durante i lavori di restauro dell’edificio.
Questo meraviglioso accostamento di forme e colori ci rivela già prima di varcare la porta d’ingresso una delle scelte chiave alla base del progetto di Francesco, all’insegna del recupero e del riuso degli elementi originari preesistenti.
Si tratta di cementine di inizio Novecento e riggiole Settecentesche di probabile fattura napoletana che Francesco ha scelto di preservare e reinserire ove possibile.
Questa operazione delicata è stata affidata all’impresa edile Cannatella, che si è occupata degli interventi murari, della revisione degli spazi interni, degli impianti e delle pavimentazioni.
Questo meraviglioso accostamento di forme e colori ci rivela già prima di varcare la porta d’ingresso una delle scelte chiave alla base del progetto di Francesco, all’insegna del recupero e del riuso degli elementi originari preesistenti.
Si tratta di cementine di inizio Novecento e riggiole Settecentesche di probabile fattura napoletana che Francesco ha scelto di preservare e reinserire ove possibile.
Questa operazione delicata è stata affidata all’impresa edile Cannatella, che si è occupata degli interventi murari, della revisione degli spazi interni, degli impianti e delle pavimentazioni.
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Anche la sala d’ingresso ha così il suo elegante tappeto di cementine, che presentano nuance di rosso pompeiano che è possibile scorgere anche negli affreschi.
La sala d’ingresso ha la funzione di filtro rispetto alla dimensione intima della casa, «È il primo salotto della casa, lo spazio di ricevimento ma è anche un angolo lettura per me irrinunciabile», spiega Francesco. Si tratta di uno spazio ampio e luminoso, arredato con un divano e pochi mobili antichi di famiglia, tra cui un armadio dell’Ottocento Siciliano appartenente alla bisnonna.
La sala d’ingresso ha la funzione di filtro rispetto alla dimensione intima della casa, «È il primo salotto della casa, lo spazio di ricevimento ma è anche un angolo lettura per me irrinunciabile», spiega Francesco. Si tratta di uno spazio ampio e luminoso, arredato con un divano e pochi mobili antichi di famiglia, tra cui un armadio dell’Ottocento Siciliano appartenente alla bisnonna.
Il restauro dei mobili antichi e dei soffitti lignei è stato affidato alla restauratrice emiliana Marinella Gennari. «L’azione di restauro è stata condotta conformemente ai dettami delle “Carte di Restauro”, redatte nel 1932 seguendo precisi passaggi: la disinfestazione da insetti xilofagi (i cosiddetti tarli del legno), l’azione di pulitura con uno sverniciatore neutro al fine di non rovinare la patina originale, l’azione di ricostruzione e infine la lucidatura del mobile con gommalacca non sintetica.
Per i soffitti, databili al tardo ‘600 o ai primi anni del ‘700, dipinti con motivi floreali e fortemente ammalorati da un copioso attacco di tarli, è stato necessario eseguire un’efficace azione di disinfestazione e consolidamento», racconta la restauratrice.
Per i soffitti, databili al tardo ‘600 o ai primi anni del ‘700, dipinti con motivi floreali e fortemente ammalorati da un copioso attacco di tarli, è stato necessario eseguire un’efficace azione di disinfestazione e consolidamento», racconta la restauratrice.
Il progetto di Francesco destina una porzione di casa a quella che lui nomina la Foresteria, un vero e proprio spazio abitativo indipendente destinato ad accogliere amici e affetti che vivono all’estero (e al contempo prezioso angolo studio).
«L’esperienza dell’Erasmus ha fatto sì che larga parte dei miei affetti si trovi fuori dalla mia città», argomenta il proprietario. «Quello della Foresteria è uno spazio che ho pensato proprio per accogliere i miei cari. La mia casa è uno spazio che nasce come luogo degli affetti e questo deve continuare ad essere».
«L’esperienza dell’Erasmus ha fatto sì che larga parte dei miei affetti si trovi fuori dalla mia città», argomenta il proprietario. «Quello della Foresteria è uno spazio che ho pensato proprio per accogliere i miei cari. La mia casa è uno spazio che nasce come luogo degli affetti e questo deve continuare ad essere».
Un living luminoso, una zona letto soppalcata e un bagno privato costituiscono l’ambiente in cui è stata inserita una pavimentazione di inizio ‘900 che si trovava in origine nel soggiorno.
Anche qui pavimento e soffitto dialogano mediante la forma della stella a otto punte presente al contempo nel pavimento e negli scudi del Seicento dipinti sulle pareti in alto.
Al mezzanino si accede mediante una scala retrattile progettata e realizzata dal fabbro Tommaso di Maria, che si è occupato di realizzare anche la grata d’ingresso vagamente ispirata ai disegni di Damiani Almeyda.
«Si tratta di una grata costituita da rombi con rosoni centrali che rispetta altre grate presenti nei balconi interni del primo piano del palazzo, volutamente citate in una revisione moderna della struttura», dichiara il fabbro di Maria.
Anche qui pavimento e soffitto dialogano mediante la forma della stella a otto punte presente al contempo nel pavimento e negli scudi del Seicento dipinti sulle pareti in alto.
Al mezzanino si accede mediante una scala retrattile progettata e realizzata dal fabbro Tommaso di Maria, che si è occupato di realizzare anche la grata d’ingresso vagamente ispirata ai disegni di Damiani Almeyda.
«Si tratta di una grata costituita da rombi con rosoni centrali che rispetta altre grate presenti nei balconi interni del primo piano del palazzo, volutamente citate in una revisione moderna della struttura», dichiara il fabbro di Maria.
La porta che conduce nella dimensione più intima della casa di Francesco ci introduce verso l’area living. Da qui un cannocchiale di stanze si dispiegano mediante queste bellissime porte a doppio battente che lasciano intravedere la camera padronale e la grande sala da bagno adiacente.
Gli spazi, come scenografie domestiche, accolgono soffitti affrescati, arredi ridotti all’essenziale, un mix and match di passato e presente che ci svela e suggerisce passioni e tratti della personalità di Francesco, manifestata nelle innumerevoli collezioni di musica, nei profumi, negli oggetti in lacca giapponese e in molto altro.
Gli spazi, come scenografie domestiche, accolgono soffitti affrescati, arredi ridotti all’essenziale, un mix and match di passato e presente che ci svela e suggerisce passioni e tratti della personalità di Francesco, manifestata nelle innumerevoli collezioni di musica, nei profumi, negli oggetti in lacca giapponese e in molto altro.
Nel living, zona conversazione e area pranzo convivono. Sono proprio gli arredi che, con la loro disposizione, aiutano a separare gli spazi e a dedicare a ciascuna funzione la superficie necessaria.
Le nicchie preesistenti si rivelano utili perché permettono di ricavare centimetri preziosi. Qui, ad esempio, la rientranza è stata adoperata per realizzare un «prezioso santuario dei miei gusti musicali», afferma Francesco. Nella sala d’ingresso invece la nicchia è stata realizzata su misura per ospitare l’armadio della bisnonna e utilizzata per compensare l’irregolarità della pianta della stanza.
«Per via delle grandi dimensioni di questi ambienti non è stato possibile qui utilizzare quanto recuperato delle antiche pavimentazioni, che sono state quindi inserite negli ambienti dalle dimensioni più ridotte», spiega Gaetano Cannatella.
L’architetto Tusa ha qui optato per un pavimento moderno neutro, con grandi quadroni in gres di Marazzi effetto pietra che riprendono il Grigio di Billiemi, la pietra della montagna del Monte Pellegrino con cui è stata realizzata tutta la pavimentazione stradale del centro storico.
Le nicchie preesistenti si rivelano utili perché permettono di ricavare centimetri preziosi. Qui, ad esempio, la rientranza è stata adoperata per realizzare un «prezioso santuario dei miei gusti musicali», afferma Francesco. Nella sala d’ingresso invece la nicchia è stata realizzata su misura per ospitare l’armadio della bisnonna e utilizzata per compensare l’irregolarità della pianta della stanza.
«Per via delle grandi dimensioni di questi ambienti non è stato possibile qui utilizzare quanto recuperato delle antiche pavimentazioni, che sono state quindi inserite negli ambienti dalle dimensioni più ridotte», spiega Gaetano Cannatella.
L’architetto Tusa ha qui optato per un pavimento moderno neutro, con grandi quadroni in gres di Marazzi effetto pietra che riprendono il Grigio di Billiemi, la pietra della montagna del Monte Pellegrino con cui è stata realizzata tutta la pavimentazione stradale del centro storico.
Il legame con il territorio è forte. Sono moltissimi gli artigiani e gli amici artisti locali che hanno contribuito ad arredare e adornare l’appartamento.
Sebastiano Leta è l’artista che ha realizzato le due teste di moro esposte nella zona giorno. «In realtà due teste di morto», spiega Francesco: «due teschi che giocano con la tradizione locale e con il mito delle teste di moro mettendo in mostra l’aspetto più drammatico della leggenda».
Sebastiano Leta è l’artista che ha realizzato le due teste di moro esposte nella zona giorno. «In realtà due teste di morto», spiega Francesco: «due teschi che giocano con la tradizione locale e con il mito delle teste di moro mettendo in mostra l’aspetto più drammatico della leggenda».
Dello stesso artista sono i due ostensori realizzati in tecnica pittorica mista e perle scaramazze esposti nella zona divano che ci introducono un altro dei temi ricorrenti in casa, quello della religione.
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«Nel bagno padronale mi sono concesso un tripudio di kitsch, nel quale l’immagine del Cristo Velato della Cappella Sansevero di Napoli si mescola ad ex voto o ai dischi di Madonna, la cantante, che si trova accanto alla statua della Madonna e alle icone pop di SantHonorè. Ho giocato molto con il tema della religione perché la voglio vicina ma allo stesso tempo è estremamente modernizzata e rappresentata in un dialogo diverso e insolito», ci spiega il proprietario.
Sempre in bagno è esposto il ritratto del proprietario di casa commissionato all’artista palermitana Giulia Tortorici che, prendendo spunto dalla somiglianza di Francesco con l’artista Van Gogh, ha realizzato in un patchwork di stoffe di recupero questo ritratto che mescola le fattezze di entrambi i soggetti.
Sempre in bagno è esposto il ritratto del proprietario di casa commissionato all’artista palermitana Giulia Tortorici che, prendendo spunto dalla somiglianza di Francesco con l’artista Van Gogh, ha realizzato in un patchwork di stoffe di recupero questo ritratto che mescola le fattezze di entrambi i soggetti.
La sala da bagno vanta uno spazio molto ampio e luminoso in grado di accogliere una doccia spaziosa e una vasca da bagno in stile vintage acquistata su Subito e proveniente da una cascina di Pavia anni ‘40.
Il balconcino qui è un elemento prezioso. Larga parte delle case del centro storico non può vantare l’esposizione di cui godono le stanze di casa di Francesco ed il balcone in bagno è un piccolo privilegio.
Gli affreschi di fine ‘700 inizio ‘800 decorano le volte a padiglione e sono presenti in ogni stanza; persino la cabina armadio e lavanderia ne possiedono uno risalente al ‘600.
Buona parte di questa eredità secolare era celata sotto strati di intonaco applicato in epoche successive.
Stucchi e affreschi sono stati cosi ripristinati e ricreati con precisione filologica dal restauratore Giancarlo Zaffora, che ha operato un restauro di tipo conservativo occupandosi del consolidamento e della messa in sicurezza dei soffitti, della pulitura e del restauro degli affreschi.
Il balconcino qui è un elemento prezioso. Larga parte delle case del centro storico non può vantare l’esposizione di cui godono le stanze di casa di Francesco ed il balcone in bagno è un piccolo privilegio.
Gli affreschi di fine ‘700 inizio ‘800 decorano le volte a padiglione e sono presenti in ogni stanza; persino la cabina armadio e lavanderia ne possiedono uno risalente al ‘600.
Buona parte di questa eredità secolare era celata sotto strati di intonaco applicato in epoche successive.
Stucchi e affreschi sono stati cosi ripristinati e ricreati con precisione filologica dal restauratore Giancarlo Zaffora, che ha operato un restauro di tipo conservativo occupandosi del consolidamento e della messa in sicurezza dei soffitti, della pulitura e del restauro degli affreschi.
«Si è trattato di un intervento di restauro lungo e complesso poiché le volte e gli elementi parietali si trovavano in pessimo stato di conservazione», spiega Zaffora; «In alcuni ambienti il primo intervento è stato il consolidamento al supporto su tutta la superficie dipinta, che correva il rischio di essere irrimediabilmente perduta. Si tratta di un buon 40% di pellicola pittorica. In altri ambienti è stato necessario effettuare il descialbo delle intere volte, che erano state in altre epoche ricoperte da più strati sovrapposti di colore. Sono state poi stuccate le parti lacunose ed è stato effettuato il ritocco pittorico».
A guidare le scelte cromatiche in camera da letto e nel living sono le tonalità suggerite dagli affreschi, a ribadire ancora una volta il dialogo con la storia preesistente.
Il colore svolge un ruolo progettuale fondamentale nella definizione degli spazi e permette di individuare al meglio alcune funzioni.
Da qui la palette neutra fatta di tinte chiare e toni pacati per la foresteria, che ha lo scopo di ampliare la percezione della dimensione dello spazio e trasmettere una certa serenità.
Per le pareti dell’area living è stata scelta una tonalità di verde che rimanda all’idea di natura e che richiama il verde presente nel soffitto neoclassico.
A guidare le scelte cromatiche in camera da letto e nel living sono le tonalità suggerite dagli affreschi, a ribadire ancora una volta il dialogo con la storia preesistente.
Il colore svolge un ruolo progettuale fondamentale nella definizione degli spazi e permette di individuare al meglio alcune funzioni.
Da qui la palette neutra fatta di tinte chiare e toni pacati per la foresteria, che ha lo scopo di ampliare la percezione della dimensione dello spazio e trasmettere una certa serenità.
Per le pareti dell’area living è stata scelta una tonalità di verde che rimanda all’idea di natura e che richiama il verde presente nel soffitto neoclassico.
Le pareti della camera padronale sono state invece tinteggiate di un blu che richiama le nuance degli affreschi.
Particolare menzione meritano gli infissi originari di cui si è occupato Piero Bruno, responsabile degli interventi di falegnameria e scelto da Francesco per la sua conoscenza della tradizione siciliana e l’abilità nel recupero dell’antico. «Gli infissi in casa di Francesco sono quelli originari – spiega Piero Bruno – e sono costituiti da Pino Pece, un legno antico pregiato e particolarmente resistente». È stato necessario sverniciare e riverniciare completamente utilizzando una vernice ad acqua particolarmente resistente agli agenti atmosferici».
Il dialogo tra antico e moderno riguarda anche le scelte di arredo della casa. «Non volevo realizzare una casa che doveva pretendere di essere Settecentesca. La mia intenzione era di rendere palesemente moderno ciò che lo era e di conservare l’antico trasmettendo una certa preziosità.
Mobili lineari e semplici, dai colori neutri, non invasivi e pratici. Ho infatti scelto diversi mobili Ikea per la loro funzionalità, perché semplici e versatili», precisa Francesco.
Giocando con questo connubio di antico e moderno quella che è stata attribuita alla casa di Francesco è l’etichetta di stile “neon-classico”, riferimento nello specifico alle scelte di illuminotecnica attuate in casa, in cui prevale l’utilizzo di luci da parete e quello di neon neutri posti sulle cornici delle volte.
Ti è piaciuta questa casa? Lascia un commento qui sotto e salva le foto più belle in un Ideabook!
Particolare menzione meritano gli infissi originari di cui si è occupato Piero Bruno, responsabile degli interventi di falegnameria e scelto da Francesco per la sua conoscenza della tradizione siciliana e l’abilità nel recupero dell’antico. «Gli infissi in casa di Francesco sono quelli originari – spiega Piero Bruno – e sono costituiti da Pino Pece, un legno antico pregiato e particolarmente resistente». È stato necessario sverniciare e riverniciare completamente utilizzando una vernice ad acqua particolarmente resistente agli agenti atmosferici».
Il dialogo tra antico e moderno riguarda anche le scelte di arredo della casa. «Non volevo realizzare una casa che doveva pretendere di essere Settecentesca. La mia intenzione era di rendere palesemente moderno ciò che lo era e di conservare l’antico trasmettendo una certa preziosità.
Mobili lineari e semplici, dai colori neutri, non invasivi e pratici. Ho infatti scelto diversi mobili Ikea per la loro funzionalità, perché semplici e versatili», precisa Francesco.
Giocando con questo connubio di antico e moderno quella che è stata attribuita alla casa di Francesco è l’etichetta di stile “neon-classico”, riferimento nello specifico alle scelte di illuminotecnica attuate in casa, in cui prevale l’utilizzo di luci da parete e quello di neon neutri posti sulle cornici delle volte.
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Dove: Palermo
Chi ci abita: Francesco, insegnate di lettere
Anno di costruzione: tardo Seicento
Anno di ristrutturazione: 2017
Architetto: Roberto Tusa
Superficie: 165 m²
Durata dei lavori: due anni
Francesco, il proprietario, è un giovane insegnante di lettere e dottore di ricerca in storia dell’arte. Trascorre gli anni della formazione tra Belgio e Inghilterra e sceglie infine di vivere a Palermo, nella casa in cui è nato e cresciuto, luogo di ricordi e affetti a cui è profondamente legato.
Il tema delle origini, il legame con il territorio e la dimensione degli affetti hanno un ruolo fondamentale nella vita di Francesco e rappresentano gli elementi chiave di un progetto, quello della sua casa, che ha una storia lunga una vita intera.