Prima e Dopo: Come Ricostruire Dopo una Demolizione Quasi Totale
Conservare la memoria di una casa completamente da rifare è possibile: preservando forme e materiali
Demolire e ricostruire: è necessario quando un edificio non è più stabile e sicuro e minaccia di crollare.
È successo a questa casa nelle campagne marchigiane di cui sono rimaste in piedi solo due piccole porzioni di muro. Tuttavia, nella ricostruzione, l’architetto ha ripristinato forme, volumi, materiali e orientamento originari. Per conservarne la memoria. In questo contesto, la piscina, evidente concessione alla contemporaneità, si integra senza stonare.
È successo a questa casa nelle campagne marchigiane di cui sono rimaste in piedi solo due piccole porzioni di muro. Tuttavia, nella ricostruzione, l’architetto ha ripristinato forme, volumi, materiali e orientamento originari. Per conservarne la memoria. In questo contesto, la piscina, evidente concessione alla contemporaneità, si integra senza stonare.
Innamorarsi dell’Italia e decidere di imbarcarsi nella non semplice impresa di restituire vita a un rudere di campagna. Succede a molti stranieri ed è successo anche a una coppia del Nord Europa che nel 2007 ha acquistato questa proprietà in provincia di Ancona, con l’intenzione di ristrutturarla e destinarla alle proprie vacanze.
La struttura, che già si trovava allo stato di rudere, ha subito ulteriori crolli nel periodo in cui i committenti erano in attesa dei permessi comunali per procedere con la ristrutturazione. Sono infatti trascorsi tre anni prima che il Comune rilasciasse l’autorizzazione necessaria. Nel frattempo, l’unico intervento possibile – e necessario – è stata la messa in sicurezza del tutto, con un’impalcatura in legno.
L’edificio che si intravede sulla sinistra non faceva parte della proprietà.
La struttura, che già si trovava allo stato di rudere, ha subito ulteriori crolli nel periodo in cui i committenti erano in attesa dei permessi comunali per procedere con la ristrutturazione. Sono infatti trascorsi tre anni prima che il Comune rilasciasse l’autorizzazione necessaria. Nel frattempo, l’unico intervento possibile – e necessario – è stata la messa in sicurezza del tutto, con un’impalcatura in legno.
L’edificio che si intravede sulla sinistra non faceva parte della proprietà.
L’edificio, così come si presentava ai committenti, risale probabilmente ai primi dell’800 – anche se è stata ritrovata una pianella con inciso l’anno 1674 – ed era una postazione per il controllo dei pozzetti di acqua salata. Sul lato sinistro, presentava uno sperone che lasciava ipotizzare un originario proseguimento della muratura. Nell’immagine vediamo la ricostruzione elaborata dall’architetto Giorgio Balestra che tuttavia racconta: «Questa ipotesi non è stata avallata dal Comune, ecco perché non è stato possibile incrementare il volume dell’edificio in sede di ristrutturazione».
Lo sperone è stato però conservato, per raccontare la storia dell’edificio e testimoniarne le fattezze originarie.
Il tema della conservazione è centrale in ristrutturazioni di questo tipo, in cui ci si trova di fronte a un edificio in condizioni davvero pessime e poco sicure. Il dilemma è sempre: ristrutturare oppure ricostruire? In questo caso non c’era spazio per i dubbi: l’edificio era inadeguato dal punto di vista statico e non concedeva possibilità alternative alla ricostruzione.
Il tema della conservazione è centrale in ristrutturazioni di questo tipo, in cui ci si trova di fronte a un edificio in condizioni davvero pessime e poco sicure. Il dilemma è sempre: ristrutturare oppure ricostruire? In questo caso non c’era spazio per i dubbi: l’edificio era inadeguato dal punto di vista statico e non concedeva possibilità alternative alla ricostruzione.
«Se si tratta di un bene vincolato o comunque di particolare pregio architettonico si fa di tutto per preservarlo», spiega Balestra. «Se invece si tratta, come più spesso accade, di un immobile rurale di valore standard, senza elementi architettonici di particolare pregio, si cerca di mantenere quello che c’è di storico, rendendo chiaramente manifesti gli interventi di ricostruzione, per marcare la distinzione tra ciò che è nuovo e ciò che è originaio».
«Nel caso specifico», prosegue, «erano rimasti in piedi pezzi irrisori della casa, e facendo i conti con la normativa antisismica abbiamo dovuto demolirne una buona parte. Abbiamo mantenuto alcune porzioni e le abbiamo rese staticamente sicure.»
Nell’immagine, il dettaglio dell’arco originario – a cui è annesso lo sperone di cui abbiamo già parlato – che è stato conservato e integrato nella nuova struttura. Questa porzione di muro, che comprende arco e sperone, è stata consolidata da sottofondazioni e aggrappata alla parete portante in cemento armato con ferri e resina. Anche una piccola porzione di muro posteriore è stata conservata.
Nell’immagine, il dettaglio dell’arco originario – a cui è annesso lo sperone di cui abbiamo già parlato – che è stato conservato e integrato nella nuova struttura. Questa porzione di muro, che comprende arco e sperone, è stata consolidata da sottofondazioni e aggrappata alla parete portante in cemento armato con ferri e resina. Anche una piccola porzione di muro posteriore è stata conservata.
Non è stato possibile, quindi, eseguire un restauro conservativo, ma tutto il materiale ricavato dalle demolizioni è stato reimpiegato nella nuova edificazione. Si tratta di una pietra arenaria locale. Le tecniche di costruzione tradizionali sono state utilizzate e integrate con quanto indicato dalla normativa antisismica.
La muratura portante, spessa 25 cm, è costruita con blocchi in laterizio, particolarmente resistente a trazione e compressione, ed è rivestita da una sorta di “pelle” in pietra arenaria – di cui parlavamo prima, recuperata dalla demolizione – e calce, spessa ulteriori 25/30 cm.
«La muratura esterna in pietra ha una funzione estetica ma di fatto collabora anche con la muratura portante per la stabilità dell’edificio».
La muratura portante, spessa 25 cm, è costruita con blocchi in laterizio, particolarmente resistente a trazione e compressione, ed è rivestita da una sorta di “pelle” in pietra arenaria – di cui parlavamo prima, recuperata dalla demolizione – e calce, spessa ulteriori 25/30 cm.
«La muratura esterna in pietra ha una funzione estetica ma di fatto collabora anche con la muratura portante per la stabilità dell’edificio».
Nell’immagine, una fase di realizzazione del progetto.
Anche per la ricostruzione del tetto sono state utilizzate tecniche tradizionali, rese più efficienti dall’utilizzo di tiranti in acciaio.
Come già detto, la volumetria non è stata modificata e lo stesso vale per l’orientamento della casa che si sviluppa su due livelli, così come il giardino, situato su un declivio. Di conseguenza, la parte posteriore del primo piano – a destra in foto – è contro terra.
Anche le finestre sono state ricollocate lì dove erano in origine, con infissi a tutto vetro e telaio nascosto nella muratura, per un effetto visivo più gradevole. In estate, la corrente d’aria rinfresca gli ambienti, che comunque, grazie allo spessore della muratura, mantengono sempre una temperatura mite.
Anche le finestre sono state ricollocate lì dove erano in origine, con infissi a tutto vetro e telaio nascosto nella muratura, per un effetto visivo più gradevole. In estate, la corrente d’aria rinfresca gli ambienti, che comunque, grazie allo spessore della muratura, mantengono sempre una temperatura mite.
Come si intravede da questa immagine, la posizione di porte e finestre è stata perfettamente ripristinata, senza aggiunte o spostamenti.
La piscina è l’elemento di contemporaneità più manifesto ed è articolata su più livelli per assecondare i desideri dei proprietari. «La committenza voleva comprendere e integrare una postazione per l’idromassaggio, un punto per i tuffi e un’area relax», spiega l’architetto.
La scala di accesso all’acqua diventa, quindi, una seduta con postazione idromassaggio; la profondità aumenta fino alla postazione tuffo e infine, in corrispondenza dello sfioro, c’è una zona relax con panca profonda 50 cm. Tutta la piscina è rivestita in gres.
Sotto la tettoia è stata ricavata una zona pranzo esterna. La porta dà accesso alla zona giorno al piano terra, mentre le scale che si intravedono conducono al livello superiore del giardino, in cui si trova una porta di ingresso al primo piano.
Sotto la tettoia è stata ricavata una zona pranzo esterna. La porta dà accesso alla zona giorno al piano terra, mentre le scale che si intravedono conducono al livello superiore del giardino, in cui si trova una porta di ingresso al primo piano.
Il cantiere della piscina, in cui sono evidenti le diverse profondità.
Su un lato della piscina, corre un’ampia passerella in teak su cui sdraiarsi a prendere il sole. Al di sotto della passerella si trova il locale tecnico che ospita le pompe di filtraggio della piscina.
Di fronte all’ingresso principale è stata progettata una grande aiuola, totalmente occupata da piante di lavanda.
Guarda tutte le foto di questo progetto.
Nella nostra rubrica Le Case di Houzz proponiamo interessanti progetti dei professionisti di Houzz. Se vuoi mostrarci il tuo lavoro, carica le foto sul tuo profilo Houzz e invia il link insieme a una breve descrizione del progetto a redazione@houzz.com. Ove decidessimo di pubblicare il tuo lavoro, ti contatteremo al più presto.
Di fronte all’ingresso principale è stata progettata una grande aiuola, totalmente occupata da piante di lavanda.
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Colpo d’occhio
Chi ci abita: una famiglia del Nord Europa con due figli di 22 e 16 anni
Dove: Serra San Quirico (Ancona)
Anno di ristrutturazione: dal 2009 al 2011
Architetto: Giorgio Balestra
Superficie: 160 m² con circa 2000 m² di terreno circostante